la mia grande paura: che i residui grandi vecchi della poesia mi considerino nulla più di una simpatica shampista avanguardista che scrive poesie sulla candeggina.
dopo la lettura di un’intervista a marco columbro.
dunque ho notato che nelle interviste, i vip che credono nella reincarnazione riguardo alle loro vite precedenti dichiarano di essere stati soprattutto templari o faraoni. mai stagnini, lustrascarpe, battone o licheni o coleotteri del nilo.
e avanguardia sia.
amore, non è amore, non ti preoccupare:
è avanguardia, tempesta ormonale,
è scala Richter della saliva
(terremoto, tsunami, deriva)
i campi seminati a biologia
non è amore: è la nuova teoria
dell’Ottimismo della Ragione
applicata a un’intensa dedizione
per l’ombelico, l’arteria radiale,
il fantasma del dente da latte,
l’alta pressione, il cuore che batte,
il sangue alla testa a tempestare
ma non è amore, non ti preoccupare.
una confessione
io appartengo a quel genere di madri che in gran segreto passa gran parte del giorno a gongolarsi di quanto sia bello suo figlio, e poi se qualcuno le viene a dire “ma quanto è bello tuo figlio”, fa un sorriso discreto, leggermente tirato, inclina un po’ la testa verso sinistra e risponde “ma sai, i bambini son tutti belli”.
fortunatamente
è raro, ma può succedere di non riuscire a finire una poesia.
e allora ci si sente smarriti come in quelle situazioni diametralmente opposte in cui le cose finiscono ancora prima di cominciare.
le parole, caro criceto
quando la testa è minacciata dagli stormi dei pensieri circolari, dalle masse dei pensieri ossessivi che stipano ogni spazio, e tutto frulla e non si ferma e tu sei un criceto sulla ruota dentro una gabbietta di uno stupido tinello disabitato, tu, caro criceto, fai così: mettiti seduto e prendi un pezzo di carta o il computer e scrivi una o due frasette come ti vengono.
le mani, caro criceto, vanno più lente della testa e le parole scritte si trasformano da uccelli spaventati dal loro stesso volo in vecchie carpe sagge, nuotano tranquille nel loro laghetto, e qualche volta ritrovano sul fondo fangoso un anello d’oro.
e se invece di due frasette, caro criceto, ti viene fuori una poesia, allora le parole non sono più carpe, le parole sono quelle creature misteriose che se ne stanno nelle profondità marine di cui nessuno sa nulla tranne qualche volta, che si fanno avvistare dagli uomini, come quella medusa gigantesca nel golfo di napoli qualche giorno fa.
una scoperta
un giorno nel lontano 1997 scoprii casualmente che scrivendo in terza persona era più facile dire la verità; per questo motivo io scrivo quasi sempre in prima, perché la verità mi fa paura.
una buona notizia
un giorno capirai, e non sarà troppo tardi.
malgaro elettrico
mio padre, was a country boy
in un piemonte vertiginoso e fosco.
nella provincia cosidetta Granda
(la Shangri-lah dei fragoloni a Peveragno)
si fece largo, tra le gambe di mia nonna.
con un suo sacchettino di plasma
con un suo pacchettino di ossa piccole
nello zaino un sasso e una ricotta
e i suoi semini da piantare per il mondo.
insomma, nacque. come tutti i bimbi.
alla fine di una rovinosa guerra.
nella provincia cosidetta Granda
(dei partigiani a vocazione GL)
nacque, bimbo bello, in questa terra.
in amarezza e luce. e abbagli e cadute.
e nuvole che turbano lo sguardo:
in baratri di nostalgie cobalto
mia nonna infatti cadde
giù nel buco, Proserpina borghese,
si ruppe la borraccia della serotonina;
fantasmi di giovinezza non sbocciata
minacciarono la vita dell’infante.
giorni e giorni di fitto temporale
fitte al cervello elettrizzato male
mani magre non riuscivano a tenere
l’autunno sconfinava nell’inverno
e questo fagottino, bimbo bello,
diventava triste e macilento
non riuscivano a trovare più l’azzurro
ma un pomeriggio più tenero degli altri
nella provincia cosidetta Granda
(quella effigiata da Pittara e Delleani)
su prati dai colori psichedelici
apparve una fata in forma di vacca
“non preoccuparti” disse alla ragazza
“riposati, riprenditi l’azzurro”
“io mangio l’erba e i fiori
do io il latte a tuo figlio”
“tu dormi, riposa nell’azzurro”.
e fu così che mio padre si riprese
e diventò mio padre, appunto.
oggi ancora lo è. he is, a country boy
che prende suo nipote sulle spalle
e per fargli ammirare meglio le mucche
con le loro boasse impastate di fiori
prende la scossa sul malgaro elettrico.
lista della spesa
sognare di diventare vecchia per dedicarsi solo alla cartomanzia.
sognare di diventare vecchia per mangiare tantissimi gelati.
sognare di diventare quelle vecchie che se ne fottono della salute e quando i figli o i nipoti si preoccupano rispondono con frasi provocatorie del tipo “quando morirò non seppellitemi, chiudetemi nel sacco dell’organico e buttatemi in un cassonetto”.
sognare di diventare vecchia per raccontare finalmente tutti i propri segreti, pubblicare tutte le poesie che non si è potuto pubblicare da giovani.
sognare di diventare vecchia per trattare benissimo o malissimo i bambini con atteggiamento comunque antipedagogico.
sognare di diventare vecchia e di vivere in una casa enorme con varie amiche, compagne d’avventura, vecchie pure loro.
sognare di diventare vecchia e non avere più certi chiodi fissi.
sognare di diventare vecchia per fare la pace con tutti.
sognare di diventare vecchia per litigare con tutti.
sognare di morire e reincarnarsi in una enorme verza e pensare che quando tuo figlio che è molto sensibile incrocerà quella verza lanciando uno sguardo distratto dal finestrino di un treno piccolo che lo porta per lavoro chissà dove, tuo figlio molto sensibile penserà: “oh guarda, c’è mamma che mi saluta dal campo”.